Insorgi! Ovvero quando arte, territorio e persone si incontrano per risvegliare case, coscienze e comunità. E ci riescono. Come? Ce lo spiega Federica Pamio.

Qual è il tuo percorso artistico? Chi sono gli artisti a cui ti senti più vicina, o che apprezzi di più?

Successivamente a una scuola superiore tecnica e un semestre alla Statale di Milano in Scienze dei Beni Culturali mi sono iscritta all’Accademia Di Brera, in Grafica d’Arte, e ho proseguito con il Diploma di II Livello in Arti Visive. Per un semestre ho frequentato l’Akademie der Bildenden Künste di Monaco, con Peter Kogler e Hans op de Beek. Ho fatto da assistente a due artisti milanesi e collaboro in una stamperia d’arte a Milano. La vicinanza e l’apprezzamento sono mutevoli e talvolta temporanei, ma profonda vicinanza e stima vanno a Francis Alÿss, Joseph Beuys, Alighiero Boetti, Jana Sterbak, Amedeo Martegani, Giuseppe Penone, Kiki Smith.

Raccontaci qualcosa di più sul progetto progetto insorgi_spazio libero.

Circa un anno fa mi rimase impressa una scritta a bomboletta, “Insorgi”, rimossa qualche tempo dopo. L’ho riproposta in un disegno di luce, effimero e inscrivibile nei trenta secondi di uno scatto fotografico in notturna, in uno spazio pubblicitario sgombro e sfitto, come campo di azione e comunicazione pubblica temporanea, invitando a fare lo stesso.

Dalla fotografia sei poi passata alla performance Insorgi_case nuove. Com’è nata l’idea, e cosa accomuna e differenzia i due progetti?

La ricerca e la riformulazione di questa espressione è proseguita e perseguita tutt’oggi, andando a abbozzare un archivio che periodicamente si infittisce, con l’idea di riunire tutte le scritte, proposte in vari modi possibili esclusa la semplice scritta a penna, in un libro. E’ un invito a non farsi sopraffare dall’attorno (=levarsi contro qualcosa o qualcuno). A Case Nuove c’è da anni una situazione di abbandono e degrado lampante, dove la presenza di pochi “rimasti” non sembra influente per un intervento di riqualificazione territoriale. Ora, forse, potrebbe evolversi, con l’inizio delle demolizione di buona parte delle case murate presenti. E un intervento di “insurrezione” temporaneo è stato pensato come auspicio di maggiore consapevolezza e rivalsa, una piccola scossa per sentirsi parte di una mescolanza di forze mosse dalla stessa inclinazione. Un invito personale è divenuto un intervento corale, entrambe con una temporalità ridotta.

Insorgi_case nuove riguarda molto da vicino gli abitanti del territorio in cui è avvenuta la performance: come hanno accolto il progetto?

Inizialmente con ostilità, pensando fosse l’ennesima incursione giornalistica; al contrario del sindaco Guido Colombo del comune di Somma Lombardo – di cui è frazione – che ha accolto il progetto con entusiasmo e curiosità. Sicuramente il riscontro più positivo e mirato l’ho ricevuto dai pochi ragazzi ancora residenti a Case Nuove, che hanno collaborato alla realizzazione e buona riuscita della performance.

Entrambi i progetti Insorgi hanno un profondo risvolto sociale. L’arte è ancora in grado di “risvegliare le coscienze” secondo te? E in che modo?

Sono affascinata dall’arte che si svela come specchio riflettente del tempo che vive. Potrebbe, me lo auguro, ma credo sia spesso troppo distante dai più. Forse un coinvolgimento più attivo delle parti diminuirebbe distacco e passività.

E per finire un consiglio: tre tesori artistici della tua zona che meritano una visita.

Villa Panza a Varese, il Coro di Santa Maria presso San Satiro a Milano e il Monastero di Torba a Gornate Olona. Aggiungo anche l’Accademia di Brera.

(photo credits: Federica Pamio)

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Web editor per lavoro, pendolare per rassegnazione, lettrice e grafomane per passione. Scrivo dove capita, quando capita, quel che (mi) capita. Ho un tormentato amore per le meringhe e guai a voi se mi tenete troppo lontana da un palco… anzi, fatemi recitare in una pasticceria!

2 Comments

  1. Alessia

    le tue interviste sono sempre interessanti!

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