Il concetto di moda cosiddetta etica fa ormai parte del pensiero comune e fare molta piu’ attenzione a quello che si acquista lo è altrettanto. Ma non nascondiamoci dietro a una dito.
Dire “tutte” forse è scorretto ma molte donne, me compresa sia chiaro, hanno un approccio nei confronti della moda puramente estetico. Ormai se ne è parlato sino alla nausea ma evidentemente non ancora abbastanza. Il rispetto di lavoratori e materie prime dovrebbe essere al primo posto nei nostri pensieri quando acquistiamo un capo, eppure non sempre lo è.
Dovremmo sentirci in colpa per questo?
L’industria della moda e tutto quello che le gira intorno muove un giro d’affari di miliardi di euro, tutte vorremmo questa o quella borsa, questo o quel vestito. Per amore di verità e per chiarezza, giudicare non è minimamente il mio intento. Io sono per l‘acquisto consapevole. Sapere dove e come è stato realizzato un capo sono informazioni da non sottovalutare. Noi abbiamo la fortuna di vivere nel cosiddetto “bel paese”, patria di alcuni dei maggiori sarti e stilisti a livello mondiale e del Made in Italy. Il “fatto in Italia” è fortunatamente ancora considerato sinonimo di qualità, un tipo di qualità che non si trova altrove. Ma l’annosa questione è questa, si puó pretendere che l’intera filiera produttiva si svolga in Italia? Certo che si. Molte, moltissime aziende italiane, che non cito per non rischiare di dimenticarne alcune, riescono con successo a produrre abbigliamento e accessori completamente intorno Italia e credo, sinceramente, che sia un sacrificio che paga.
Ho, ahimè, saputo da poco che per la produzione di una unico e solo paio di jeans vengono utilizzati circa 9000 litri di acqua, litro piú litro meno. Ora non dico di non comprare piú jeans, lungi da me, ma le informazione sono un bene prezioso, utilizziamole.
Written by Marta Benedetti