Quella risata. Quella maledetta risata… Quanti, tra noi, possono dire di non averla mai sentita? Tra cartoni animati e trasposizioni cinematografiche è praticamente impossibile dire di essere totalmente estranei a questo acerrimo rivale del ben più blasonato uomo pipistrello.
In questo caso, però, non stiamo assistendo all’ ennesima battaglia tra i due: Batman ancora non esiste, e nemmeno il super malvagio Joker. Questa pellicola è interamente incentrata su tutto ciò che “super” non è: niente armi iper tecnologiche, niente mezzi di trasporto fantasmagorici e niente armature nere semi indistruttibili. Le spettacolari scene d’azione piene di esplosioni, con palazzi che crollano sotto le bombe, uomini o donne che volano e fanno sfoggio di superpoteri non esistono nella cupa e desolante Gotham City.
C’è quasi esclusivamente un Joaquin Phoenix perfettamente calato nei panni di un essere umano che vive ai margini, occupando interamente la scena nonostante il corpo scheletrico e segnato dall’ ingiustizia.
Non ci sono duelli 1vs1 all’ultimo sangue, ma la battaglia di una persona contro i suoi disturbi e la sua vita da invisibile.
Gli effetti speciali lasciano spazio alla sofferenza ed alla disperazione, un vortice di negatività che trascina lo spettatore nel fango insieme al protagonista, facendo sprofondare definitivamente l’avventore con una mirabile scena muta sulle scale: nel momento in cui nasce il Joker, la liberazione dalle catene dell’emarginazione emerge e sfocia in un ballo pregno di follia. Per Arthur, l’unica via percorribile per trovare il suo posto nel mondo è tramutarsi lasciando carta bianca a quell’ alter ego che gli è stato strappato fuori a suon di calci e insulti.
In sala non ci si trova tanto alle prese con la violenza fisica alla quale, ormai, abbiamo fatto il callo, quanto con una violenza psicologica che non fa altro che infierire sulla coscienza: finiamo per domandarci se, almeno una volta nella nostra vita, non siamo stati noi a riservare un trattamento ingiusto a persone che avevano bisogno solo di una mano tesa.
Continua a leggere…Siamo di fronte all’uomo che si cela dietro al puro e folle caos che il clown di Gotham tanto desidera: Arthur Fleck.
SPOILER IN ARRIVO
Un bambino che viene lasciato nelle mani di una madre adottiva (con evidenti e conclamati disturbi mentali) che non è in grado di prendersi cura nemmeno di se stessa.
Un bambino che subisce violenze e abusi, tali da provocargli lesioni al cervello, abbandonato al suo destino in una “famiglia” inadeguata.
Un bambino che non crescerà mai, impiccato ad un cordone ombelicale che non può tagliare.
All’ improvviso, un adulto che sogna il successo intraprendendo una carriera che non può in alcun modo gestire.
Cresciuto con le menzogne narcisistiche della madre e del tutto inerme di fronte al crudele mondo che lo attende fuori dalla soglia di casa, quest’uomo fa di tutto per cercare di far quadrare la sua vita e ci crede con tutta l’anima, ma non può assolutamente nulla contro un sistema che vuole nascondere gli ultimi sotto il tappeto come fossero granelli di polvere.
Oggetto di scherno e cattiverie da parte di quasi tutti quelli in cui prova a riporre la propria fiducia, si trova tra le mani una vita in briciole, che vengono puntualmente spazzate via dall’ ennesimo soffio di indifferenza del mondo.
FINE SPOILER
Una volta assodato di non avere più nulla da perdere riesce a trovare la sua via nel più elementare degli istinti: la violenza.
Il caos, l’anarchia, la distruzione sono i cuscini che abbracciano e cullano il delirio della sua mente.
Una folla di reietti, come lui, che lo erge a simbolo e capo della ribellione contro quella società che non vede l’ora di scaricarli in blocco è l’evento che corona la morte dell’uomo e la nascita del mostro.
Emarginato, solo, abbandonato sono alcuni degli aggettivi che saltano in mente vedendolo, a braccetto con una chiarissima domanda: non si poteva evitare?
Se qualcuno si fosse mai preoccupato di ascoltarlo, provare a comprenderlo, aiutarlo nei momenti di difficoltà, forse avrebbe mantenuto la sua dignità e sarebbe riuscito a tenere a bada i suoi demoni.
Se il mondo non si fosse limitato a fissarlo, incredulo, bisbigliando sottovoce:”guarda quello, ride da solo alle sue battute, gli manca sicuro qualche rotella” ma si fosse fatto avanti porgendogli la mano, forse avrebbe trovato il suo posto nella società.
Se tutti noi imparassimo ad ascoltare l’altro, ad essere un po’ più gentili, a non essere terrorizzati dal “diverso”, forse qualcosa in questo mondo si aggiusterebbe.
Credit photo: Warner Bros